La pratica comunitaria della Lectio Divina si tiene tutti i lunedì alle ore 20, introdotta e guidata dal parroco.
Dalla Costituzione Dogmatica Dei Verbum sulla Divina Rivelazione del Concilio Ecumenico Vaticano II, nn. 21.25
21. La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo. È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura. Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale. Perciò si deve riferire per eccellenza alla sacra Scrittura ciò che è stato detto: «viva ed efficace è la parola di Dio » (Eb 4,12), « che ha il potere di edificare e dare l’eredità con tutti i santificati» (At 20,32; cfr. 1 Ts 2,13).
25. Perciò è necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi « un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé», mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia. Parimenti il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere « la sublime scienza di Gesù Cristo » (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. « L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo ». Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; poiché «quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini ». Compete ai vescovi, «depositari della dottrina apostolica », ammaestrare opportunamente i fedeli loro affidati sul retto uso dei libri divini, in modo particolare del Nuovo Testamento e in primo luogo dei Vangeli, grazie a traduzioni dei sacri testi; queste devono essere corredate delle note necessarie e veramente sufficienti, affinché i figli della Chiesa si familiarizzino con sicurezza e profitto con le sacre Scritture e si imbevano del loro spirito. Inoltre, siano preparate edizioni della sacra Scrittura fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non cristiani e adattate alla loro situazione; sia i pastori d’anime, sia i cristiani di qualsiasi stato avranno cura di diffonderle con zelo e prudenza.
Il metodo della Lectio Divina secondo Guigo il Certosino.
Don Giuseppe Buccellato
STATIO = Preparazione: “Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore, Ecco il Signore Passa”(1Re 19,11).
Pregare è un atto che coinvolge tutta la persona. E’ un gesto che spezza il ritmo delle mille preoccupazioni e ci riporta al ceGuidceGuidntrogceGuidceGuidntrogntroceGuidceGuidntrogceGuidceGuidntrogntrontrontro di noi stessi: non può essere vissuto come una attività fra le altre. Occorre la forza di uscire dalla quotidianità, il coraggio di fermarsi un po’ in silenzio, il desiderio di mettersi alla presenza di Dio e, soprattutto, l’invocazione dello Spirito Santo, senza il quale le Scritture restano lettera morta.
1. LECTIO = Lettura: “Beato chi legge le parole di questa profezia” (Ap 1,3).
Occorre leggere con molta calma e attenzione la “Sacra pagina”: se davvero ho invocato lo Spirito, è Dio stesso che parla mentre leggo la Parola. Può essere utile rileggere più volte, sottolineare e magari imparare a memoria qualche espressione che mi colpisce o mi sorprende. E’ essenziale accogliere tutto ciò che “mi va meno a genio”: “La mia parola non è forse come il fuoco e come un martello che spacca la roccia?” (Ger 23,29).
2. MEDITATIO = Meditazione: “Quanto amo la tua legge, Signore, tutto il giorno la vado meditando” (Sal 118,97).
Non basta leggere perché la Parola scenda nel profondo del cuore. Ci vuole un paziente lavoro di meditazione, una lenta ruminazione delle parole, delle idee, delle immagini, di tutto ciò che la “Sacra pagina” contiene. E’ utilissimo mettere a confronto brani simili della Scrittura : l’uno illumina l’altro. La vera meditazione inizia quando capisco che Colui che parla ed opera nella Storia Sacra è Colui che parla ed opera anche nella mia storia personale.
3. ORAZIO = Preghiera: “Signore, ascolta la mia preghiera, porgi l’orecchio alla mia supplica, tu che sei fedele, e per la tua giustizia rispondimi” (Sal 142,1).
La meditazione, se è vero ascolto della Parola di Dio e non dei propri pensieri genera immancabilmente nel cuore il desiderio di incontrare a tu per tu Colui che nelle Parole Bibliche vivificate dallo Spirito ha parlato. Si medita con l’intelletto, ma si prega soprattutto con il cuore, in uno slancio d’amore verso Colui che nella meditazione ci si è rivelato, ancora una volta come la fonte di ogni Amore.
4. CONTEMPLATIO = Contemplazione: “La tua parola nel rivelarsi illumina” (Sal 118,130).
Pian piano le parole cedono il passo al silenzio adorante, la riflessione e la stessa preghiera fanno spazio al puro amore. Questa tappa del cammino di preghiera non viene raggiunta ogni volta che ci si dispone all’orazione. La meditazione è possibile sempre, la contemplazione no, perché è un dono della grazia. E allora, se la contemplazione manca, bisogna riprendere la meditazione, come il marinaio si serve dei remi quando il vento non gonfia più le vele.
CONSOLATIO = Consolazione: “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Sal 33,9).
Il primo frutto dell’incontro con Dio è quella intima gioia, quella misteriosa ed ineffabile pace che l’uomo sperimenta dinanzi al mistero dell’Amore di Dio. Questo è il momento propizio per prendere le grandi decisioni della vita, decisioni da non mutare in momenti di scoraggiamento o di desolazione. Lo spirito cattivo cerca di spingerci alla sfiducia totale e alla tristezza; “il frutto dello Spirito è invece amore, gioia, pace…..” (Gal 5,22).
DISCRETIO = Discernimento: “Mostrami o Signore, la tua via, perché nella tua verità io cammini” (Sal 85,11).
Con il dono del consiglio, lo Spirito mi suggerisce come interpretare la situazione della vita personale, familiare, comunitaria e sociale. Si tratta di sintonizzarsi con i pensieri di Dio, di leggere con fede anche il libro della storia che la Provvidenza divina compone con sapiente amore. E’ lo Spirito che mi insegna a capire dove e come posso agire nel mondo per preparare la strada del Signore.
DELIBERATIO = Decisione: “Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene: scegli dunque la vita” (Dt 30,15,19).
La preghiera non deve fermarsi ad una contemplazione inerte, che gratifichi il mio desiderio di religiosità senza trasformarmi il cuore. Chiedo allo Spirito il dono della fortezza, perché sappia decidermi a realizzare le scelte evangeliche e i propositi scaturiti dal discernimento. Spesso si tratta di piccole decisioni; ma è con la fedeltà nelle piccole cose di ogni giorno che si costruisce una piena fedeltà alla chiamata di Dio.
COLLATIO = Condivisione: “Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea” (Sal 21,23).
Quando è possibile, risulta di grande utilità condividere il frutto della preghiera con i fratelli nel cammino di fede. Non sono solo a cercare il volto di Dio: siamo invece Chiesa, comunione di persone chiamate a crescere insieme nella carità.
Le grazie che il Signore concede a ciascuno, soprattutto quelle spirituali, non sono possesso privato dei singoli, ma doni offerti per l’utilità comune.
ACTIO = Azione “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24).
Se davvero ho accolto la Parola, se mi sono lasciato avvincere dalla sua forza, non è possibile che tutto finisca lì, quando termino la preghiera. Se ho compiuto con amore il cammino della “Lectio divina”, il mio operare sarà animato dal soffio dello Spirito. Allora dire che “tutta la mia vita è preghiera” non sarà più un comodo alibi per sfuggire all’impegno dell’orazione, ma il traboccare della carità divina in ogni mio gesto.